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Valtournenche
Comune - Commune

Storia del comune

CENNI DI STORIA DI VALTOURNENCHE

Alcuni ritrovamenti archeologici confermano che Valtournenche, o per meglio dire Valtorenche, come fu chiamata fino alla metà del XX secolo, fu già abitata in epoca preistorica nel periodo che si colloca tra il tardo Neolitico e l'antica età del bronzo. Verso la fine del terzo millennio a.C., infatti, nelle nostre vallate il clima era di tre o quattro gradi più caldo dell'attuale, per cui le aree coltivabili si spostavano di circa quattrocento metri più alto, così come si verificava per i boschi e i pascoli d'alta quota. Ciò favoriva la sopravvivenza delle primitive popolazioni fino alla quota di 2400 metri.

Grazie alla scoperta di importanti incisioni rupestri situate nei pressi del paese di Valtournenche sul versante destro del Marmore, in località la Barma, abbiamo testimonianza di insediamenti umani e di attività intellettuale fin da tempi molto remoti. Come le antiche popolazioni della piana di Aosta avevano contatti coi loro vicini attraverso il valico del Gran San Bernardo, così i primitivi abitanti della valle del Cervino, attraverso il colle del Teodulo, mantenevano rapporti fin dall'Eneolitico con le popolazioni del Vallese. Ne fanno fede le incisioni trovate nella Valtournenche, nella loro stretta parentela con quelle dei dintorni di Zermatt, e l'ascia in pietra levigata rinvenute nei pressi della strada per il colle.
Per quanto riguarda il Teodulo, W.A.B. Coolidge, famoso alpinista inglese del secolo scorso e membro onorario del CAI, cita alcuni rinvenimenti di monete romane e di altri oggetti avvenuti sul colle o nelle sue immediate vicinanze. Il primo ritrovamento fu di 20 monete e di 5 "imitazioni barbariche di pezzi monetari romani" databili al V secolo d.C. Altre monete romane, trovate sia sul versante svizzero che valdostano, attesterebbero la frequentazione del valico a partire dal II secolo a. C. fino al V secolo d.C. Nel 1895 fu portato alla luce un ferro di lancia, databile tra il VI e VII secolo d.C., che fu consegnato al Museo storico di Basilea. Questo ritrovamento dimostrerebbe l'attraversamento del passo in un'epoca certamente non favorevole dal punto di vista climatico, coincidente con la recrudescenza del clima verificatasi all'inizio dell'Alto Medioe-vo.

Oltre ad una ben documentata storia del colle del Teodulo, il Coolidge scrisse anche un articolo a proposito del colle d'Hérin: questo valico, oggi quasi impraticabile, metteva in comunicazione la valle omonima con quella di Zermatt e, pur passando a nord della catena che separa la Valpelline dal Vallese e che segna quindi il confine italiano, fu importante nella storia della Valtournenche. Esso è vicinissimo a due valichi che mettono in comunicazione il Vallese con la Valpelline (i colli di Valpelline e des Bouquetins) ed è l'unico che permette di arrivare da Zermatt in Val d'Hérin, e da lì a Sion. Pare che questa fosse una delle vie che venivano usate anticamente per recarsi in quella parte del Vallese dalla nostra regione, sia passando dalla Valtournenche che dalle valli di Ayas e Gressoney.

Il miglioramento climatico verificatosi negli ultimi secoli del primo millennio favorì senz'altro la ripresa del commercio e quindi del traffico commerciale attraverso il colle del Teodulo; i vigneti della pianura e della collina di Chambave ripresero la produzione di quegli ottimi vini che verranno in seguito esportati nel Vallese. Gli abitanti dell'alta Valtournenche, le cui frazioni nascevano e forse già esistevano all'epoca, cominciavano a cogliere la possibilità di possedere terreni e vigne in quel di Chameran, località che diventerà per i secoli successivi il "piede" storico della comunità a fondo valle.

La storia di Valtournenche, nei primi secoli del secondo millennio, coincide con quella del feudo di Cly, poiché sappiamo che la parrocchia, e quindi anche il riconoscimento ufficiale della comunità come tale, risale al 1420. Per tutto il periodo precedente le frazioni situate alla sinistra orografica del Marmore (o più propriamente torrent du Mont Cervin, come scritto nei documenti più antichi e fino alla fine del XIX secolo), appartenevano alla parrocchia di Antey, e quelle sulla destra alla parrocchia di Torgnon. Al dodicesimo secolo risalgono le prime testimonianze di nomi di luoghi e di persone riguardanti Valtournenche. Nella Bolla papale di Alessandro III, in cui egli prende sotto la sua protezione la diocesi di Aosta, sono citate le parrocchie di Saint-Martin di Torgnon e de Saint-André di Antey come "ecclesias sancti martini et sancti andree de valle tornina". La via più immediata e più facilmente percorribile, soprattutto d'inverno, per accedere alla Valtournenche era anticamente quella che, attraverso il colle di S.Pantaleone, portava a Torgnon e da lì agli altri insediamenti della vallata, evitando quindi le strettoie incombenti sulla strada attuale. E' evidente che, fin dai tempi più antichi, i viaggiatori che sbucavano sul colle e si trovavano dinanzi all'incredibile spettacolo del Cervino dominante la vallata sottostante, ne fossero così colpiti da giustificare il nome con cui fu indicata di valle tornina. Questa espressione anticipa già con evidenza la futura dizione di Vallis Tornenchia che troveremo nei successivi documenti del XIII e XIV secolo. E' evidente nei toponimi Valtornenche e Torgnon la derivazione dalla radice Tor nel suo significato di vetta o monte (il Cervino).

Valtournenche appartenne fino alla fine del XIV secolo alla famiglia nobile dei Challant-Cly. Nel 1304, come risulta dalla copia di una carta augustana trascritta in documento del 1314, Bonifacio, consignore di Cly, vende a Goffredo, figlio di Ebalo di Challant e signore di Montjovet, tutti i villaggi di Valtournenche e, più precisamente, Lioz, Antey, Duerches, Glayr, La Monta, Goyl, Crista (Crétaz), Pasquer (Pâquier), Lo-sanchy, Lolo (Loz) e Roby (La Robe), Cenglin, Cornyola, Mons de Vyu e Syns (Saix). Si tratta del primo elenco completo dei villaggi di Valtournenche esistenti all'epoca. Tra le diverse franchigie concesse dai signori di Cly al loro mandamento, una connotazione tutta particolare assumono quelle concesse da Pietro II ai suoi uomini dei villaggi di Valtournenche. Rimasto solo alla guida della signoria, il 30 marzo 1349 egli sale fino al villaggio di Valmartin dove, davanti al rascard di Martinet di Chaloz e alla presenza della maggior parte della popolazione del paese, dimostra la sua gratitudine agli abitanti del luogo concedendo loro delle franchigie particolari. Affinché non sorga alcun dubbio sui destinatari di queste franchigie, la formula a dicto clapeto Ussini superius (dal clapey di Ussin in su), è citata nel documento per cinque volte. Il motivo di questa benevolenza si dimostra nel documento dal riconoscimento dei molti sacrifici sopportati dagli abitanti di Valtournenche in diverse occasioni, in particolar modo nelle guerre sostenute, insieme ai signori di Quart, contro i Challant di Montjovet e Châtillon e nelle scorrerie di Pietro in varie parti della valle d'Aosta, città compresa. Evidentemente essi costituivano il fior fiore dei suoi soldati.

Il mandamento di Cly, dopo la ribellione dell'ultimo signore di Cly, passò sotto la diretta sovranità del conte di Savoia che lo fece amministrare dai suoi castellani fino al 1550. Da qui in poi esso fu dato in feudo a diversi personaggi, a partire dal capitano spagnolo Cristoforo Morales, comandante delle armate sabaude nella guerra contro i Francesi, fino a Jean Fabri, primo segretario di stato di Emanuele-Filiberto e ai suoi discendenti. La sua famiglia resse la baronia fino al 1637 quando l'ultima erede del feudo Emerenziana Vaudan, che lo portò in eredità al marito Pietro Filiberto Roncas. Egli fece trasferire la residenza signorile a Chambave, utilizzando parecchio materiale del vecchio castello di Cly. Il mandamento passò in seguito al conte Giacomo Antonio Filiberto Bergera, figlio di Maria Margherita Roncas che aveva ereditato il feudo dal padre Pietro Filiberto. L'ultima discendente dei Bergera, Beatrice Teresa, trasmise il feudo al marito, il marchese Carlo Antonio dei Gozzani d'Olmo, nobile famiglia di Omegna. Il loro figlio Carlo Giovanni, nato nel 1788 e morto celibe nel 1843, fu l'ultimo barone di Cly.

Siamo agli albori di quegli avvenimenti che porteranno alla curiosità prima, all'interesse poi e infine all'amore per la montagna, degni sostituti del timore ancestrale che fino ad allora aveva dominato le popolazioni alpine. Tali eventi, nati anche dallo stimolo dei viaggiatori inglesi, comporteranno la nascita dell'alpinismo, la prima ascensione del Cervino, e l'inizio di quel turismo di élite che si trasformerà, nel XX secolo, nel turismo di massa.

CENNI DI STORIA DEL BREUIL - CERVINIA

Questa frazione, situata a 2000 metri di quota, fu parte integrante della comunità di Valtournenche: essa costituì, coi suoi alpeggi e le sua primitive abitazioni, il punto di arrivo ai piedi del Cervino e il punto di partenza per l'attreaversamento del colle del Teodulo. L'antichità della sua frequentazione risulta da alcuni ritrovamenti preistorici tra cui possiamo annoverare diverse rocce con incisioni (a coppelle, cruciformi, antropomorfiche, o rappresentanti balestre e simboli vari) come quelle trovate, a poca distanza dal Breuil, nel villaggio abbandonato di Les-Oleuch.

Per quanto riguarda il Teodulo, W.A.B. Coolidge, famoso alpinista inglese del secolo scorso e membro onorario del CAI, cita alcuni rinvenimenti di monete romane e di altri oggetti avvenuti sul colle o nelle sue immediate vicinanze. Il primo ritrovamento fu di 20 monete e di 5 "imitazioni barbariche di pezzi monetari romani" databili al V secolo d.C. Altre monete romane, trovate sia sul versante svizzero che valdostano, attesterebbero la frequentazione del valico a partire dal II secolo a. C. fino al V secolo d.C. Nel 1895 fu portato alla luce un ferro di lancia, databile tra il VI e VII secolo d.C., che fu consegnato al Museo storico di Basilea. Questo ritrovamento dimostrerebbe l'attraversamento del passo in un'epoca certamente non favorevole dal punto di vista climatico, coincidente con la recrudescenza del clima verificatasi all'inizio dell'Alto Medioevo.

Oltre ad una ben documentata storia del colle del Teodulo, il Coolidge scrisse anche un articolo a proposito del colle d'Hérin: questo valico, oggi quasi impraticabile, metteva in comunicazione la valle omonima con quella di Zermatt e, pur passando a nord della catena che separa la Valpelline dal Vallese e che segna quindi il confine italiano, fu importante nella storia della Valtournenche. Esso è vicinissimo a due valichi che mettono in comunicazione il Vallese con la Valpelline (i colli di Valpelline e des Bouquetins) ed è l'unico che permette di arrivare da Zermatt in Val d'Hérin, e da lì a Sion. Pare che questa fosse una delle vie che venivano usate anticamente per recarsi in quella parte del Vallese dalla nostra regione, sia passando dalla Valtournenche che dalle valli di Ayas e Gressoney.

In un documento del settembre del 1190 entriamo nel vivo della storia del Breuil con la menzione di un alpeggio che viene sovente ricordato nei secoli successivi e conosciutissimo sia dai valligiani che dai frequentatori abituali della vallata. Si tratta dell'alpeggio del Layet, toponimo derivante dal termine Lay (lago) e indicante il vicino lago Bleu presso il Breuil.

Nel 1370 circa, nei primi conti della castellania di Cly, viene citato un certo Johannes Ros de Bardoney e un Andreas o Andrevetus Vulpilly, nomi che ricordano le località di Bardoney e di Vorpilles nei pressi del Breuil. Della stessa è l'uso del nome Logement (alloggiamento) che indicava il primitivo ricovero o albergo situato nel luogo oggi chiamato Giomen. Troviamo gli stesso toponimi in diversi documenti dei primi anni del XV secolo concernenti la fondazione della parrocchia di Valtournenche (1420): alpis de Bardogney e aqua veniens de Logiemen (1428). Nel XIX secolo fu costruito sullo stesso luogo l'albergo del Monte Cervino che verrà poi trasformato nella grandiosa costruzione conosciuta come Lo Giomen.

Sul colle del Teodulo, secondo una tradizione secolare sia di Zermatt che di Valtournenche, esisteva una cappella dedicata al santo, scavata nella roccia, che sparì inghiottita dal ghiacciaio nel XVI secolo. Il parroco Chasseur, in una lettera del 10 marzo 1866, dà notizia di una preziosa testimonianza rilasciata da un anziano abitante di Zermatt, vecchio soldato di Napoleone: "mio padre, quand'ero ragazzo, mi raccontava che i loro antenati usavano andare annualmente in pellegrinaggio sul colle, dove esisteva una piccola cappella dedicata a San Teodulo, parzialmente scavata nella roccia, e riccamente addobbata". Le famiglie che avevano possedimenti al Breuil erano dedite all'agricoltura e all'allevamento. Fino al XVI secolo fu loro possibile, vista la clemenza del tempo, risiedervi anche tutto l'anno: vi si poteva addirittura coltivare il grano. Con l'avvento della piccola glaciazione (1550-1860), che provocò la chiusura per parecchi mesi all'anno dei valichi, e la recrudescenza degli inverni sempre più nevosi, la vita non fu più possibile se non nei periodi più caldi.

Nei primi giorni del dicembre del 1628, agli inizi della peste che colpì drammaticame Svizzera dopo aver attraversato il Teodulo, vennero arrestate dalla guardia preposta al valico e imprigionati nel villaggio di Maberges, un po' discosto dal Breuil, come sospetti portatori di peste. Secondo il resoconto steso dal commissario del Conseil des Commis, Jacques Carrel, in relazione a questo fatto, a Maberges risiedevano ancora due famiglie fino al mese di marzo pour consummer leurs fourrages avec leur bestail. (per consumare il fieno col loro bestiame). E' forse l'ultima volta che si ha notizia di persone che svernavano al Breuil. Da allora i proprietari degli alpeggi si limitarono a risiedervi solamente nella buona stagione.

Gli abitanti di Valtournenche il 19 aprile 1628 furono esentati dal duca Carlo Emanuele I di Savoia dal servizio militare, proprio in considerazione della guardia che facevano a turni al passage du Mont Cervin. Il 17 luglio 1688, Jacques di André Hosquet morì durante la costruzione delle fortificazioni volute in difesa del colle del Teodulo. Questa notizia, riportata nel registro dei defunti della parrocchia, ci fa capire come fosse pericolosa la vita di coloro che dovevano garantire questo servizio. Dal registro citato risultano anche altre morti avvenute, soprattutto nel 1700, nell'attraversamento del valico, o per incidenti di caccia, a causa di valanghe o bufere di neve.

La primitiva cappella del Breuil fu fatta costruire da Amé di Pantaléon Perron e Jean-Antoine Aymonod in onore di Notre-Dame des Hermites. Il 23 luglio 1758, poco dopo la sua inaugurazione, gli abitanti di Valtournenche promisero di curarne per l'avvenire la manutenzione e il corredo. Il 16 luglio 1863, il parroco Chasseur benedisse la nuova campana della cappella, chiamata Louis-Françoise, fatta costruire dai proprietari degli alpeggi, e il 1 luglio del 1869 il rettore Jean-Jacques Perruquet, incaricato dal vescovo monsignor Jans, benedisse solennemente la cappella. L'odierna chiesa del Breuil, dedicata a Maria Regina della Valle d'Aosta, è stata fatta costruire da don Vietto colle offerte dei valligiani e dei turisti, e inaugurata nella messa di Natale del 1955.
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